Per la nostra rassegna di interviste agli amici atleti, oggi abbiamo incontrato Stefano Miglietti, ultramaratoneta e avventuriero delle terre estreme.
Tra le molte grandi imprese di Stefano vogliamo soprattutto ricordare*:
- Due vittorie nella Yucon Arctic Ultra, in Canada: in solitaria (2005) e in coppia con Chicco Ghidoni (2007). In quell’occasione stabilirono il primato assoluto, percorrendo 483 km in 5 giorni e 6 ore, con una slitta di 20 kg al traino.
- Il primato del mondo di 10 maratone consecutive, corse in 52h30’ nel deserto egiziano (2011)
- La traversata di 250 km della depressione di Qattra, Egitto, in 38 ore in totale autonomia: senza né acqua né cibo (2012).
Le gare cui hai partecipato, sia per l’ambiente che per lo sviluppo, vanno oltre l’ultramaratona che molti di noi conoscono. Quanto conta lo spirito agonistico in queste gare di ultra endurance?
Le competizioni cui ho partecipato sono molto diverse da quelle cui i runner sono abituati: qui una volta partito non vedi più nessuno per giorni, e devi gestirti in autonomia totale.
Sono un grande competitivo, quando scelgo di essere in gara do il meglio di me stesso. Con questo spirito ho vinto la Yukon in Alaska due volte (una in solitaria e una in coppia con Chicco Ghidoni) e ho conquistato il primato sulle 10 maratone consecutive.
Anche in queste gare però, purtroppo, le cose sono cambiate: per ragioni di sicurezza gli atleti ora vengono monitorati lungo il percorso. E’ giusto ma questo ha fatto perdere la dimensione pionieristica dei primi anni.
Non mi interessano le competizioni di massa, nè quelle a tappe: in tutte le gare cui ho partecipato la gestione dei riposi è autonoma durante il percorso. A me bastano riposi molto brevi in cui mi assopisco, e questo mi ha consentito di battere atleti veloci nella corsa, ma che necessitano di fermarsi qualche ora al giorno a dormire.
Negli ultimi anni ti sei dedicato soprattutto a grandi traversate nel deserto. Vuoi parlarci di qualcuna di queste?
Nel 2012 ho attraversato la depressione del Qattra, 250 km nel deserto, in 38 ore senza né acqua né cibo. Durante il primo giorno ho percorso 120 km senza problemi. La notte invece è stata durissima. E’ stato come sospendermi in una parentesi, durante la quale ho potuto vivere una grande introspezione. Non ripeterei quest’esperienza, ma sono felice di averla vissuta perchè è stata un viaggio anche dentro di me.
Nel 2018 ho attraversato il Sahara marocchino accompagnando Giulia Scovoli, una ragazza disabile in carrozzina. Abbiamo percorso, in 5 giorni, 400 km di deserto tra piste carovaniere, sabbia e pietre. Tra carrozzina e provviste trascinavo circa 80 kg . E’ stata un’esperienza soprattutto umana: abbiamo vissuto giorni indimenticabili e di grande arricchimento per entrambi.
Come ti prepari per affrontare le temperature estreme, dal gelo artico al caldo del deserto?
Per prepararmi alle competizioni al freddo correvo di notte in montagna in inverno. Dopo aver messo a letto i miei tre figli, partivo da casa a piedi, andavo in Maniva e tornavo per l’alba, con temperature intorno a -20 gradi, che sono già una buona base per affrontare i -40 del Canada.
Viceversa, per prepararmi al caldo desertico mi alleno nelle ore centrali in estate, quando a Brescia ci sono tra i 32 e i 38 gradi. Nel deserto si può arrivare tranquillamente a 48 gradi. Per fare attività a queste temperature serve allenamento e adattamento, ma non basta: serve predisposizione naturale, altrimenti si rischia un cedimento cardiaco.
Ti trovi più a tuo agio nell’affrontare il caldo del deserto o il freddo del Nord?
Il freddo è più gestibile: ci si può coprire aggiungendo strati di vestiti, per bere si scioglie la neve, si può portare cibo proteico e grasso come il lardo, perchè si conserva.
Il deserto è decisamente ostile: bisogna sopportare il caldo, non ci si può spogliare più di tanto. Occorre portare con sè in un carretto tutta l’acqua necessaria, e per il cibo si possono portare solo cose secche. Nel deserto ho trascinato fino a 95 kg di scorte in un carretto!
Quale volume di allenamento richiede una traversata di più giorni?
Tra le gare e le solitarie, le mie attività vanno dai 160 ai 530 km. Per affrontarle, dal 2001 ho mantenuto un volume di allenamento sui 6000 km annui, correndo tutti i giorni. Ho calcolato di aver percorso fino ad ora 120.000 km.
Negli ultimi anni ho ridotto il volume degli allenamenti, per una media di 4000 km annui: corro 4 giorni alla settimana e nuoto negli altri. Nel tempo le articolazioni si sono usurate, e ora ho troppi dolori per poter correre tutti i giorni.
Parliamo di alimentazione. Come ti alimenti durante le tue imprese di più giorni?
Durante questo tipo di attività ho calcolato un consumo di circa 15.000 kcal al giorno. E’ praticamente impossibile alimentarsi in modo adeguato: il primo giorno possono ingerire anche 12.000 kcal, ma con l’aumentare della stanchezza avanza diventa sempre più difficile nutrirsi. Inoltre la bocca si riempie di piaghe, e mangiare è addirittura doloroso.
Solitamente porto con me cibi molto nutrienti e ad alto contenuto calorico: biscotti, torrone, frutta secca, grana, latte condensato. In ambiente freddo porto anche il lardo, molto calorico e grasso. Bevo acqua con l’aggiunta di fruttosio, saccarosio e maltodestrine, che alterno.
In sostanza cerco di alternare zuccheri, carboidrati e grassi, integrando con amminoacidi in compresse. Solo nel deserto ho portato anche proteine in polvere.
Per dare un’idea della quantità di cibo che si può mangiare in giornate di attività di questo tipo, sono arrivato a mangiare, in un giorno, fino a 15 stecche di torrone.
Nella vita quotidiana segui un’alimentazione precisa? Utilizzi integratori?
Sono un fai da te e mi sono sempre autogestito, utilizzando pochi prodotti: assumo con costanza sali minerali e amminoacidi.
Non sono mai stato bravo con l’alimentazione e l’integrazione, ma questo l’ho potuto fare perché sono molto portato per questo tipo di attività.
Hai progetti per il futuro?
Purtroppo in questo clima di incertezza non si riesce a programmare nulla, e questo rende difficile anche tenere alta la motivazione. Solitamente ho due o tre idee che si fanno largo un po’ alla volta, poi un giorno un’idea si accende ed ecco che nasce un progetto, e allora inizio a programmare. Al momento tra le varie idee c’è quella di tornare al freddo in solitaria, per esempio percorrendo l’Iditarod , in Alaska. Mi piacerebbe anche condividere una nuova esperienza con Giulia.
Vedremo nei prossimi mesi come evolverà la situazione.
Vorremmo continuare la chiaccherata, perchè Stefano è una fonte inesauribile di racconti e di riflessioni, ma per ora dobbiamo fermarci qui. Lo ringraziamo per la disponibilità e lo lasciamo tornare al suo lavoro.
Il primo appuntamento della rassegna era dedicato al nuotatore Federico Bicelli, puoi leggerla qui: Federico Bicelli e la preparazione per le Olimpiadi. Intervista.